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venerdì 2 maggio 2008

Elisabetta trevisan





‘Oggi ho perso il portafoglio ,ma ho tanto guadagnato, perchè ho visto i suoi quadri’stava scritto nel quaderno che sempre si lascia a disposizione dei visitatori
tra tanti eruditi commenti,questo mi è rimasto il più caro.

Non mi piace usare la parola artista che oggi comprende troppe figure diversissime tra loro, io sono pittore e forse solo disegnatore ,parlo quindi solo di questa categoria.


Il mercato dell'arte è malato,
le colpe si possono equamente distribuire tra tutti gli addetti ai lavori,aste ,fiere,gallerie critici,pubblica amministrazione,ma anche i pittori non ne sono esenti .

Il pittore è solitario per necessità(bisogna stare soli per mettere l'anima sulla tela),
ma poi, quando incontra il pubblico, deve pur trovare un punto di contatto,invece spesso se ne sta su di un piedistallo aspettando e pretendendo consenso e possibilmente ‘compenso’. La figura dell'artista incompreso e morto di fame,è ormai passata alla storia (difficile cancellarla).


Il mio primo mercante d'Arte pretendeva che non avessi mai da sentirmi troppo felice
la produzione ne avrebbe sofferto (secondo lui).

All'ufficio affissioni del comune l'impiegata mi spiega senza alcun imbarazzo che:'solo i parenti dei pittori morti possono usufruire dello sconto sulla tassa comunale'.
conclusione...
il peggior difetto per un pittore è quello di essere ancora vivo.
Avete mai visto la fila davanti alla galleria per un pittore vivo?
Invece quando si tratta delle solite mostre ,(di cui poi si può parlare nei salotti), tutti in fila a pagare il biglietto, anche se sono sempre le stesse.

Avendo passato molto del mio tempo in galleria,mi sono resa conto che la gente comune è timorosa,incerta si ferma sulla porta sussurrando: 'io non me ne intendo'.
Il pubblico si sente spesso inadeguato e il pittore che si indigna se gli chiedono un quadro che stia bene con il divano.
Il pittore che non vuole sentire commenti poco eruditi e che guarda con sufficienza dall'alto del suo piedistallo non rende certo un buon servizio (ai fini della comunicazione tra le due parti).
Vorrei che la pittura entrasse in tutte le case,come una finestra in più.
Vorrei che i quadri fossero oggetti desiderati, vissuti con semplice piacere,e non come una medicina da prendere per non essere considerati ignoranti.
In Austria e non solo ,esiste il supermercato dell'Arte ,dove ognuno può mettere nel carrello quello che più gli piace ,(o che si può permettere) da noi in Italia, l'Arte resta per pochi eletti,condizionata da un mercato in mano a chi?non certo ai pittori.
Svegliamoci!

La Sig.ra Trevisan ha dato la sua disponibilità per un'intervista che pubblicheremo in seguito.Caffè D'Arte.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, mi congratulo con l'artista per il testo, condivido in pieno il suo sfogo. Strano che l'immagine (in foto) della pittrice non si distacca dal suo quadro.
questa analogia è molto bella. :)
Saluti

Anonimo ha detto...

salve, cara Trevisan dato che non ho trovato il titolo della sua opera, se mi permette almeno virtualmente io avrei un titolo almeno virtuale:
Ofelia, ebbene si il suo quadro mi evoca una sensazione di beata follia di un isterica minuzia nei particolari ed in merito volevo dedicare alla sua opera una poesia...che nel tempo potrò anche ampliare con la sua opera, se lei mi darà il consenso anche solo virtuale di intitolarla Ofelia.

Annegherà nel delirio
conseguenza di un modo
insensato ed inaudito

immersa nelle acque
di fiori ricoperta
nel fango poi scoperta

violacea e verdastra di Carena
nelle acque gelide della sera
risorgerà sirena

Ofelia impavida di Delacroix
di Millais pura ed eterea
di messina bronza e serena

E' la scena sette dell'atto IV
crolla una cariatide del tempio
per noi donne lo scempio.

Rebecca Trizio